La linea distintiva tra violenza domestica e liti familiari è netta.
Si consuma il delitto quando un soggetto impedisce ad un altro, in modo reiterato, persino di esprimere un proprio autonomo punto di vista se non con la sanzione della violenza - fisica o psicologica - della coartazione e dell'offesa e quando la sensazioni di paura per l'incolumità (o di rischio o di controllo) riguarda sempre e solo uno dei due, soprattutto attraverso forme ricattatorie o manipolatorie rispetto ai diritti sui figli della coppia.
Ricorrono le liti familiari quando le parti sono in posizione paritaria e si confrontano, anche con veemenza, riconoscendo e accettando, reciprocamente, il diritto di ciascuno di esprimere il proprio punto di vista e, soprattutto, nessuno teme l'altro.
Zittire, ingiuriare, lanciare oggetti o suppellettili (anche quando non colpiscono nessuno) rompere il cellulare, sferrare calci non sono "sfoghi d'ira estemporanei" ma condotte violente sminuite con "un linguaggio deformante".